Château d’Yquem – L’equilibrio della luce
- M. Elisabetta Perri

- 4 giorni fa
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Aggiornamento: 22 ore fa
Ci sono vini che si leggono come racconti brevi: li assaggi, li vivi e li apprezzi come un libro letto tutto d’un fiato. E poi c’è Château d’Yquem.
Non un semplice vino, ma una lingua segreta che parla con un alfabeto tutto suo, fatto di luce, tempo e silenzi dorati. Non lo si beve, lo si attraversa, come si attraversa una soglia invisibile: da una parte il vino, dall’altra tutto ciò che, in te, quel vino decide di risvegliare.

Le origini
Una storia che affonda le proprie radici nel XVI secolo grazie alla famiglia Sauvage, che costruì il castello e avviò la coltivazione delle vigne. Nel 1785, il matrimonio tra Françoise-Joséphine de Sauvage ed il conte Louis-Amédée de Lur-Saluces sancì l’inizio della grandezza. Fu proprio Françoise, con il supporto e la complicità del suo maggiordomo, a introdurre nel 1826 la vendemmia a tries successives — la raccolta selettiva in più passaggi — che da allora costituisce l'elemento distintivo per eccellenza della storica tradizione del Sauternes. Nel 1855, sotto Napoleone III, Château d’Yquem ottiene un riconoscimento unico: Premier Cru Supérieur, la massima classificazione possibile, mai più attribuita ad altri vini. Oggi la tenuta si estende su circa 113 ettari di vigneto, coltivati per l’80% a Sémillon e per il restante 20% a Sauvignon Blanc.
Un patrimonio che, dopo tredici generazioni di gestione familiare, è approdato sotto l’egida del gruppo LVMH, con l’enologo italiano Luigi Pasquini oggi custode di una tradizione secolare. L’ingresso nella holding sembrava per Château d’Yquem un destino scritto: emanciparsi dall’essere soltanto un vino per divenire un’icona del lusso, conquistando quella serenità economica indispensabile per attraversare, con la stessa forza, anche i secoli a venire. Eppure, nell’essenza, nulla è mutato. Non c’è artificio, non c’è industria: Yquem continua a nascere come ha sempre fatto, dalla fedeltà assoluta al suo terroir e dalle mani di chi, stagione dopo stagione, traduce quell’eredità in bottiglie che rimangono irripetibili.


Terroir e vinificazione Situato a Sauternes, nel territorio delle Graves — a sud-ovest di Bordeaux — lo Château gode di un microclima leggendario. Qui, la rara combinazione tra nebbie mattutine (generate dai fiumi Garonna e Ciron) e giornate soleggiate crea le condizioni ideali per lo sviluppo della Botrytis cinerea. Quella stessa muffa, temutissima altrove, qui si trasforma in uno straordinario alleato.

Una muffa nobile che non si limita ad intaccare l’acino, ma lo avvolge in un tessuto impalpabile di filamenti, quasi un velo protettivo capace di difendere il frutto da funghi e batteri, mentre lo disidrata con lentezza rituale, attenuando gli effetti della rugiada e mitigando gli sbalzi termici. Al suo interno, zuccheri e profumi si concentrano, mentre le reazioni chimico-fisiche che si innescano trasformano la polpa in un nucleo di complessità e ricchezza straordinarie.

Il confine tra marciume e muffa nobile è sottilissimo e il destino di ciascun acino dipende dal momento esatto in cui sarà raccolto. La vendemmia a Yquem è un rito manuale, paziente e meticoloso. I filari vengono percorsi più volte, ogni volta alla ricerca degli acini perfettamente botritizzati. Servono da cinque a dieci raccolte, distribuite nell’arco di almeno un mese e mezzo: un lavoro lento, certosino, ma indispensabile. La pressatura si svolge in tre fasi, culminando in un ultimo passaggio in pressa verticale tradizionale. Il risultato è una resa complessiva che raramente supera i 9 ettolitri per ettaro, ovvero poco più di un bicchiere per pianta. La fermentazione, avviata in barrique nuove, può protrarsi fino a sei settimane, finché il vino non raggiunge un grado alcolico di circa 13,5%. Segue quindi una lunga maturazione in legno, con continue colmature e soutirage trimestrali, che si protraggono fino alla quarta primavera successiva alla vendemmia. È proprio questo rigore a spiegare perché alcune annate non siano state prodotte. Nelle stagioni meno favorevoli, lo Château sceglie invece di presentare il suo bianco secco: Y de Yquem, il “fratello” asciutto della tenuta, creato nel 1959 e imbottigliato ad oggi in soli trentatré millesimi. Le peculiarità di Yquem non riguardano solo la produzione, ma anche la sua commercializzazione. A differenza degli altri cru bordolesi, Château d’Yquem non viene mai venduto prima dell’imbottigliamento: niente en primeur. Una scelta che riduce — pur senza eliminarlo — il rischio di speculazioni da parte dei négociant.
Da qui nasce una lunga catena di passaggi di mano, ciascuno con le proprie storie e avventure. Non c’è asta al mondo che non si concluda con almeno una sua bottiglia, spesso ultradecennale, talvolta con un livello di colmatura molto basso, a testimonianza delle inevitabili perdite nel tempo. Eppure, molte di queste bottiglie sono capaci di sorprendere per integrità e perfetta bevibilità.
La degustazione 1983, 1988, 1996, 2005, 2010, 2016
Château d'Yquem - 1983
Un’annata che si impone, nella storia dei grandi Sauternes, come un trionfo di profonda concentrazione e di finezza assoluta. Il colore richiama quello dei vecchi Armagnac: un’ambra luminosa e avvolgente, dalla consistenza sinuosa e compatta, attraversata da riflessi più scuri che suggeriscono un’evoluzione già avviata verso l’immortalità. Seducente olfattiva integra e complessa. Una piacevole alternanza di albicocca candita e fichi caramellati, cede il passo a delicate suggestioni di cera d’api, buccia d’arancia, zafferano in pistilli e pasta sfoglia appena sfornata. Un crescendo che evoca ricordi di biscotti al burro e caramella d’orzo, in un mosaico aromatico di grande finezza e spessore. Le sfumature marine offerte dalla botrite sono stemperate dai lievi lampi di vaniglia, suggestioni di toffee e un tocco morbido di mou. Al palato è cremoso con accenni di burro fuso, zenzero candito e cannella. Ottimo equilibrio nei ritorni delle sensazioni olfattive. Persistenza lunghissima che si misura nel tempo e cambia continuamente. Un vino che non si limita a emozionare: educa al tempo, alla pazienza e alla luce.
Château d'Yquem - 1988
Tra le annate più emblematiche e ricercate del suo decennio. Color topazio luminoso, impreziosito da riflessi bronzei di rara intensità.
Un’annata di grande equilibrio, capace di intrecciare con naturale autorevolezza opulenza e freschezza, dolcezza e tensione acida, in una sintesi stilistica di grande classe.
All’olfatto si apre su una nota nitida e vibrante di scorza d’arancia amara, subito affiancata da mandorla tostata, mentre più in profondità affiorano irresistibili richiami di Calvados e pan di zenzero. Il bouquet evolve con progressiva complessità, rivelando sfumature di zafferano, caramello salato, torrone al pistacchio, cioccolato bianco e un’ombra resinosa di miele di castagno, in una sequenza aromatica ampia e perfettamente delineata.
Il sorso è avvolgente e ricco, ma sempre misurato nella sua eleganza: caldo, coerente e animato da una chiara corrispondenza gusto-olfattiva. Magnifico bilanciamento gustativo, armonizzato da un'acidità ancora ben presente. Un Sauternes che sa essere al tempo stesso memoria e promessa.
Château d'Yquem - 1996
Colore dorato scintillante, quasi lingotto, con venature ramate, che anticipano una maturità luminosa. Il bouquet si apre immediatamente su suggestioni di miele di zagara e arancia candita, subito arricchiti da sentori di cocco maturo, mango, vaniglia e persino una lieve reminiscenza fumé-resinosa, che sottolinea la maturità senza alcuna stanchezza. Al palato, l’esperienza è memorabile: cenni di caramello salato, zucchero d’orzo, arancia amara, ananas, ma anche biscotto al burro, crema brulée, e una sfumatura di spezia dolce – cannella tenue, zenzero candito. Lo stile è sontuoso, ma mai eccessivo. La dolcezza è importante, come in ogni grande Sauternes, ma è sostenuta da una freschezza sorprendente che rende il sorso dinamico e mai pesante. La persistenza è lunghissima e appagante. Un grande Sauternes, capace di raccontare una storia fatta di sole tardivo, brume mattutine e una botrytizzazione impeccabile. Château d'Yquem - 2005
Yquem è anche luce. Una luce che si beve.
E qui la sua luce si tinge di tonalità oro brillante, corredate da vivaci riflessi, che lasciano presagire profondità e carattere. Il bouquet sprigiona immediati sentori di limone candito, miele di zagara e fiori essiccati di camomilla e tiglio, per poi evolvere in un ventaglio di profumi variegati: nocciole tostate, crema brulée, fagioli di vaniglia, marmellata d'arancia e confettura di pesche gialle. Il naso è fresco, con un sottofondo di raffinate sfumature iodate e accenti di sottobosco, che ne ampliano il registro sensoriale. All’assaggio, la trama gustativa restituisce con precisione impeccabile i ritorni delle sensazioni olfattive. La tensione acida, calibrata con precisione millimetrica, detta ritmo, slancio e longevità, scongiurando ogni rischio di sovra-concentrazione.
Château d'Yquem - 2010
Si presenta in una splendida veste giallo oro intenso, attraversata da venature vivaci, luminose e profonde. Elegante olfattiva arricchita dall'alternanza di ananas maturo, accenni di pesca gialla sciroppata, per poi evolvere su sfumature floreali – tiglio e sambuco in primo piano – e un nitido richiamo al miele di tarassaco. Gradevoli le note di limone confit stemperate da sensazioni di fico, anans e litchi. L’eleganza al palato traccia un'ottima corrispondenza con l'olfattiva. L'attacco è cremoso, con accenni di burro fuso lievemente salato, con un'evoluzione su note di zenzero candito, curry e caffè tostato. Speziato e dinamico al gusto. Un Sauternes che coniuga precisione aromatica, tensione e finezza, in un equilibrio di straordinaria eleganza, ancora incentrato su un nerbo acido vibrante e perfettamente delineato. Château d'Yquem - 2016
L’impianto olfattivo si apre con immediati sentori di frutta esotica, in particolare ananas e litchi, che si evolvono verso note agrumate di arancia candita, dattero maturo e mandorla tostata. Al naso emergono ulteriori percezioni: mango, cardamomo, pepe bianco, menta bianca, felce e mughetto, cui seguono note di mandarino e fiori di zagara. Non mancano eleganti richiami ai fiori di sambuco a completare un quadro aromatico di grande definizione. Il ritorno tropicale si intreccia con nuance mielate e con un delicatissimo soffio salmastro, che ne amplifica profondità e dinamica gustativa.
Un Sauternes che già si concede con sorprendente piacevolezza, grazie a un’interpretazione elastica e versatile. La pazienza, tuttavia, sarà una virtù: il 2016 promette un futuro luminoso, capace di trasformare la sua vibrante giovinezza in complessità struggente.
Diceva Guitry: «Il silenzio che segue le note di Mozart è ancora di Mozart.» Anche dopo un sorso d'Yquem, gli istanti successivi sapranno ancora d'Yquem. Frédéric Dard





















